Si muove con circospezione e concentrato per non perdere alcun dettaglio. Il gusto e l’olfatto sono allenati da anni di corsi e test “fai-da-te”. La digitale, il block-notes e la penna non devono mancare così come un profilo su Facebook, Twitter… e un blog da aggiornare ad ogni piè sospinto.
Il calendario è consultato quasi fosse un oracolo, sul quale sono segnati gli appuntamenti imperdibili: cene, congressi, eventi, degustazioni. L’importante è che cibo, vino e chef siano le tre parole magiche che aprono le porte della sua fantasia.
Presenza costante e misteriosa, il gastrofanatico si nutre di menù, leggende su prodotti gourmet, foto ricordo con i propri idoli e non infrange mai il suo rigido codice morale: conoscere, assaggiare, fotografare.
Ora se ci pensate bene, sicuramente ognuno di voi si ricorderà di averne incontrato almeno uno. È l’amico che a cena vi racconta quante ore venga massaggiato il manzo Wagyu o perché vostra moglie abbia sbagliato la mantecatura del risotto.
È il degustatore che chiede una verticale improvvisata durante Cantine Aperte. Oppure è il goloso che si ferma allo stand di un produttore di cioccolato, lo crivella di mille curiosità e poi ne assaggia l’intero campionario di praline.
È il collezionista devoto di prodotti di eccellenza, che gira perfino casa con il navigatore e tiene in auto un piccolo frigo per gli eventuali acquisti “freschi”. Ma è così sagace da trovare la notizia, nonostante non sia né critico né giornalista enogastronomico.
È colui o colei che entra in un nuovo mondo ogni volta che incontra un sapore. Ma soprattutto, è la persona che se non ci fosse renderebbe opaco il mondo del cibo e del vino. Sì perché il gastrofanatico è la A e la Z dell’enogastronomia: trasmette il suo sapere onnivoro e educa piccoli gastrofanatici in erba.
Claudia Orlandi